Questa sezione contiene una serie di articoli centrati sugli argomenti del nostro lavoro. Qualche punto di partenza, qualche punto di arrivo, qualche tappa obbligata: una raccolta di pensieri in evoluzione.
La misura del benessere interno – il monitoraggio
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Martino parla dell’ottenimento delle qualità interne e climatiche di un abitazione; descrive poi un sistema di monitoraggio ambientale e dei consumi. Tutto all’interno di Casa Canavese, a Saluzzo (CN), un cascinale ristrutturato e riqualificato energeticamente per l’abitazione di due nuclei famigliari.
Comfort Naturale
Questa fotografia in bianco e nero è contenuta nel testo di Edward Mazria (fig.1), che al tempo della crisi energetica del ’79 pubblica un manuale con soluzioni e metodi per costruzioni non deficienti, (le soluzioni sono più di esperienza che di fisica tecnica, tutto molto solare).
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La scena familiare in controluce è diventata la mia “Madonna con bambino ” di riferimento: l’idea di benessere in casa e ciò che i tecnici chiamano “apporti solari gratuiti” in una sola immagine. Tutta la dolcezza di un dono e il fascino dello spontaneo. Un’immagine che ha spesso preso vita nel nostro lavoro – proprio quel sole lì, quel pavimento, quella finestra abitata e la neve oltre il vetro.
A me a scuola, di ciò che fa o può fare il sole non ne avevano detto niente, ma il nonno, a proposito della posizione dei versanti o delle case, divideva il mondo in due: ciò che sta “a mezzogiorno” e ciò che sta “a mezzanotte”.
Da qui le prime convinzioni, poi la comprensione del rapporto di dipendenza che lega la qualità dell’involucro degli edifici con la qualità della vita al suo interno. Nella pratica del progetto si traduce in guadagnare dal sole quanto si può , curare l’involucro con buone dosi di fisica tecnica e scegliere con cura i materiali, per costruire architetture sane che non consumano. In questo modo ciò che un edificio guadagna e disperde, trattiene e restituisce e infine produce in termini di benessere è reso prevedibile in fase di progetto, dimensionabile.
Si disegna così un’idea di benessere che di volta in volta si alimenta di nuovi aspetti, anche quelli più personali; non tutti i dati del benessere sono infatti facilmente misurabili e spesso sono soggettivi; i colori, l’articolazione dei volumi, il rapporto interno – esterno, la presenza del verde… anche questi sono strumenti di lavoro fondamentali. In questa evoluzione resta costante la convinzione che il benessere prodotto dall’architettura “spontaneamente” sia impagabile (fig.2).
C’è poi un altro genere di comfort che tocca altre sensibilità, che è caratteristico dell’architettura spontaneamente confortevole: il comfort in bolletta. È quello che si prova guardando il proprio soggiorno una domenica di Maggio, in contemplazione del fatto che mantenerlo accogliente per tutto l’inverno è costato trenta o quaranta euro di energia; lì i nervi si distendono, il respiro si fa pieno e rilassato, la prospettiva è più luminosa -mrz–
Illuminamento naturale
Ricordo il professore di fisica tecnica spiegare che per dar luce ad una stanza non c’è di meglio della finestra ‘700esca: larga un metro e un po’, alta circa due e con il davanzale a 90 centimetri da terra; mi pare apprezzasse anche il funzionamento delle persiane..
C’è tanto vero. Nella maniera molto in voga di collegare fortemente interno e esterno, capita che si utilizzino vetrate che sovente producono un illuminamento interno di scarsa qualità oltre che intensità. In molti casi infatti merita differenziare le aperture per le diverse funzioni che possono avere: illuminazione – guadagno solare passivo – veduta – passaggio; anche attrezzandosi di sistemi equilibratori. Non vale solo per le abitazioni, molta parte del lavoro di oggi è realizzato su monitor/schermi.
Un esempio, proprio per uno spazio lavorativo: nel progetto di una palazzina per uffici abbiamo separato le funzioni di veduta e illuminazione; per la veduta piccole finestre con l’asse orizzontale a un metro e cinquanta da terra e una finestra a nastro continua disposta a filo soffitto per illuminare. Il vetrocamera di questa è trattato con una sabbiatura per diffondere i raggi solari limitando l’effetto di abbagliamento e ottenendo una illuminazione più bilanciata. La luce cade diffusa e dall’alto migliorando la qualità di lettura su schermo e si propaga in profondità nei locali, comportando sensibili riduzioni nell’utilizzo della luce artificiale. Su tutte le finestre è poi disposto un sistema di schermature fisse che contengono l’ingresso indesiderato della radiazione diretta nella stagione estiva e controllano l’intensità dell’illuminazione nelle ore del mattino e del tardo pomeriggio – le facciate principali sono infatti esposte a Sud-Est e Sud-Ovest.
Le schermature sono molto significative, alle nostre latitudini sono importanti in particolare fra Maggio e Settembre. Privilegiamo i sistemi di schermatura fissi anziché quelli meccanizzati o automatici. L’automazione richiede infatti un’alimentazione elettrica e il supporto di uno strumento di controllo, meccanismi in sé poco energivori, ma certamente bisognosi di manutenzioni; c’è un grande vantaggio a disporre elementi fissi, ben tarati, che non richiedono attenzioni.
Le schermature ben orientate, oltre a realizzare l’opportuna protezione dalle intemperie, sono anche l’occasione per ospitare gli impianti di guadagno solare attivo (termico per l’acqua calda e fotovoltaico per l’elettricità). -mrz-
Unplugged
L’ ottimizzazione energetica è un lavoro sulle cause più che sui sintomi. Per questo le soluzioni impiantistiche ai problemi climatici sono per noi successive al trattamento dell’involucro. Un principio un po’ preso a prestito dall’omeopatia, aggiungiamo prevenire è meglio che curare…
Proprio gli impianti sono spesso usati per curare i difetti di comportamento degli edifici carenti in termini di qualità dell’involucro esterno; di norma vengono anche sovradimensionati rispetto al reale bisogno, perché le prestazioni dell’edificio realizzato non vengono definite con precisione. Ma le crisi energetiche vanno e vengono e, se si lavora nell’ottica di una durata medio-lunga delle costruzioni, ha senso dedicare qualche risorsa in più per costruire edifici che non ne subiscano l’effetto.
Ciò che ci interessa ottenere è un buon comportamento dell’edificio prima del collegamento dell’alimentazione alla rete energetica, quando è ancora senza impianto, quando si trova in una condizione per dir così unplugged. Perciò la priorità sta nell’occuparsi della costruzione: il guscio (le pareti esterne la copertura), l’attacco a terra (le fondazioni il pavimento), la massa interna e la pelle (le superfici con le loro caratteristiche di traspirabilità e inerzia termo igrometrica), infine le aperture. (fig.1)
Se ognuna di queste parti ottiene l’attenzione che merita, sono davvero minimi gli apporti di energia necessari per rendere confortevole l’abitazione. Ad esempio: una abitazione passiva di 120 metri quadri netti viene mantenuta a una temperatura media di circa 20°c per l’inverno con l’utilizzo di soli quattro quintali di legna da ardere. Una stufa ben collocata diventa un interessante strumento per generare comfort, oltre ad essere un ottima soluzione nelle situazioni di blackout delle reti.
Un chiarimento: il tendere al buon funzionamento spontaneo degli spazi abitabili non è un atteggiamento nostalgico-ossessivo di decrescita felice tipo ritorno alla caverna. Vuole dire invece, quando si approccia un progetto (cioè si prevede il movimento e l’assemblaggio di centinaia di tonnellate di materiale), tendere a costruire oggetti umanamente ragionati prima che artificialmente intelligenti. -mrz-
Sostenibilità economica
Quanto costa l’efficienza energetica, quanto costa in più, quali gli extracosti da sostenere per rendere gli edifici efficienti; spesso emerge un’indicazione generica con numeri molto alti, intorno al 10-15% in più rispetto al costo di costruzione per una casa normale.
Ora occorre capirsi: cosa è una casa normale? E’ una casa a norma di legge o una casa come viene ordinariamente costruita, o ancora, come veniva ordinariamente costruita qualche anno fa? Preme dire che la normativa italiana è ben fatta: le norme attualmente in vigore impongono il rispetto di parametri relativamente stretti per l’efficienza energetica, ma molto severi sulla qualità delle costruzioni, in particolare per le misure atte ad evitare la formazione di condense all’interno del fabbricato (quindi per l’attenuazione dei ponti termici, la scelta e la modalità di montaggio dei serramenti, la permeabilità al vapore..).
Per fare una valutazione corretta dell’extracosto iniziale consideriamo che la casa normale sia realizzata a norma di legge, per esempio in classe C. Gli extracosti per un’alta efficienza (illivello di Casa Passiva) raggiungono valori del 10-15%, se misurati per il solo costo di costruzione dell’edificio, ma si riducono al 7-10% se si considera l’intero impegno economico per una nuova costruzione, considerando cioè il costo del terreno, le sistemazioni esterne, gli oneri di urbanizzazione, le progettazioni, ecc.).
Essendo le costruzioni un bene durevole, per ragionare di sostenibilità economica ci riferiamo ad una fase d’uso del fabbricato di 50 anni. Pertanto la valutazione dei costi si completa considerando la bolletta energetica per tale periodo di tempo, tenendo conto anche del costo del denaro e di un teorico aumento dei costi dell’energia che fino ad oggi sono regolarmente cresciuti.
Possiamo rappresentare schematicamente i valori con un grafico (fig. 2): si fa l’esempio di una casa di 100 mq e si attribuiscono valori verosimili alle varie voci, si individua un tempo di rientro dell’investimento in circa 15 anni e la valutazione dell’extracosto reale come risultato sul lungo termine (fig. 1).
Nota Bene: a queste valutazioni si deve aggiungere la tenuta nel tempo del valore del fabbricato efficiente, realizzato secondo criteri e norme alle quali l’edilizia ordinaria si adeguerà nell’arco dei prossimi 10 anni. L’edilizia a basse prestazioni subirà necessariamente un deprezzamento, mentre gli edifici che anticipano gli standard di sostenibilità più avanzati garantiscono una miglior tenuta del valore. -mrt-
Appena fuori dall’autostrada
Una serie fotografica trova spazio nella pagina dedicata alla Sostenibilità; niente più di un accento messo sul disegno del paesaggio lavorato, quello della produzione di beni primari.
Sono fotografie – un giro per la piana, attraverso il paesaggio della produzione orizzontale, in cerca di qualche immagine di sintesi fra le asperità e le discontinuità della superficie coltivata, quei punti di incontro fra la terra e le costruzioni, la strada e il canale, l’albero e il fosso.
Ci sono gli ordini dell’alberatura con l’acacia e la rovere, i filari di salici, i pioppi; a segnare la chiusa il salice piangente, a segnare l’incrocio il noce, a segnare la bialera il salice bianco. Tanta la meliga che toglie la vista, più di rado il grano, senza papaveri.
Nella raccolta anche le tracce di qualche decorazione stradale, svincoli segnali e paracarri, poi le costruzioni e i cortili e i volumi temporanei: le serre, le cataste, le balle di fieno e paglia e l’ultimo arrivato, meno temporaneo, il fotovoltaico. Non c’è il riso, sono pochi i frutteti, non c’è la vite: qualche ritaglio di campagna rigata nella piana intorno al Po, a Sud della città e delle sue cinture. -mrz–